TU SEI PAZZO MICA VAN GOGH

Non me ne voglia il grande Caparezza se il titolo di questo articolo è letteralmente preso da una sua canzone, ma credo sia il titolo giusto.

Parlerò di concorsi fotografici di street photography e del perchè ho deciso di non partecipare più.

Come una religione i concorsi fotografici attuali hanno attecchito sul modo di pensare dei fotografi che già da subito, appena entrano a conoscenza dei primi rudimenti della fotografia, iniziano la loro corsa verso il Valhalla. E come un istituzione ti etichettano tra i "buoni" e i "cattivi" fotografi, se partecipi sei "buono", se non partecipi sei "cattivo", perchè non ti sei adeguato al gioco.

Il punto è che per adeguarti, devi lasciar perdere al 90% dei casi un tuo percorso fotografico puro e cristallino, per iniziare una gavetta virtuale che ti porterà sicuramente ad essere influenzato da ciò che i giurati hanno deciso di far vincere, e questo solo nel migliore dei casi, ma se si pensa alla storiella di Datta, possono essere fatte cose ben più gravi.

Il Business di questi concorsi è incredibile e non lascia spazio ad opere di bene, lasciamo perdere la storiella dello "scoviamo il talento", perchè trovato il fortunato, di talenti ne uccide tanti altri, che per stare al passo negli anni successivi, mollano sempre di più verso la fede, fino a diventare perfetti adepti "paganti", non sia mai che un giorno loro siano i fortunati vincitori.

Religione, istituzione e business, tre parole che odio già sentire in solitaria, figuriamoci in trinitate, potrebbero portarmi all'esaurimento nervoso, o peggio ancora ad adattarmi.

 

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